Caratteristiche del Centro Storico
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I segreti di Erto sono come gli spiriti che abitano i suoi boschi, cercano il più possibile di non farsi notare. Riuscire a scovarli diventa però essenziale per impossessarsi di nuove chiavi di lettura che permetteranno a tutti di guardare con nuovi occhi i dettagli, le mura e gli acciottolati che danno vita all’antico borgo di Erto.
Leggendo questa pagina sarete in grado di distinguere particolari che prima sarebbero passati inosservati e vi sembrerà di camminare per le stradine di Erto come se lo conosceste da sempre!
Buona lettura!
Materiali costruttivi.
Il materiale utilizzato per costruire le abitazioni di Erto era, naturalmente, la pietra. Osservando la pietra degli edifici si possono distinguere diverse epoche di costruzione e molto altro ancora.
I sassi erano estratti dalle cave del paese: i Tàmer fornivano lastre di pietra bianca; a San Martino si estraeva pietra stratificata di colorazione diversa; in zona Val da Pónt invece la marna (saldàn), una pietra verdastra usata anche per affilare gli utensili da taglio (chèul) contenuta in una fodera speciale (codèr).
Le pietre delle case più antiche venivano squadrate a scalpello per la costruzione di muri portanti. Le facciate erano assemblate con sassi piccoli che si incastravano fra loro come in un grande puzzle di pietra, con tessere di diverse forme e disposizioni (sistema a opera incerta).
Il legante impiegato per la costruzione delle murature era la malta di calce. La calce (scialthìna) veniva prodotta cuocendo pietre calcaree nelle fornaci locali (fornès) sparse su tutta la valle.
Massi finemente squadrati, di dimensioni maggiori, che disegnavano nettamente gli spigoli delle abitazioni, sono da ricondursi a epoche successive.
L’utilizzo del mattone, infine, fu una scelta recente, a partire dagli anni ’50 e ’60 e quasi obbligata perché rappresentava un’alternativa economica all’estrazione, al trasporto e alla lavorazione della pietra.
Le coperture.
Anticamente i tetti delle case di Erto erano in paglia o in scandole di legno (sàndole).
Per questo motivo le coperture delle abitazioni risultavano molto più inclinate rispetto alle attuali. La paglia e il legname dovevano bagnarsi il meno possibile durante le piogge e la forte pendenza favoriva il deflusso dell’acqua piovana.
L’unica parte ricoperta di lastre di pietra era lo sporto del tetto che raccordava con l’inizio della copertura in paglia. Un’accortezza per impedire alle piogge di arrivare all’interno.
Successivamente l’utilizzo della paglia venne abbandonato e si iniziò a usare i più comuni coppi.
Grazie a questa innovazione si poté aumentare l’altezza delle case e ridurre la pendenza dei tetti ricavando così spazi per la soffitta (granér).
Ancora adesso in alcune case è possibile riconoscere l'antico segno triangolare dei vecchi tetti che indica la precedente inclinazione. Osservando con attenzione ne scoverete molti in giro per il paese.
I Remenàth.
Sopra gli stipiti di porte e finestre di molte case di Erto si possono vedere i remenàth. Sono archi, elementi architettonici di importanza fondamentale al fine della tenuta dell’intera struttura che altrimenti non avrebbe potuto reggere il peso dei muri.
Come in tutti gli archi, anche nei remenàth la pietra centrale fungeva da chiave dell’arco e permetteva di scaricare a terra il peso della struttura sovrastante. Prima del remenàth venivano utilizzate delle traversine di legno poste a triangolo, elementi questi che avevano la stessa funzione e che sono ancora oggi visibili.
Le finestrelle orizzontali e la busa dal fèuc.
Osservando alcune vecchie case di Erto scoprirete delle aperture orizzontali lunghe e strette sopra le traverse delle porte. La loro presenza non è estetica ma strettamente legata all’organizzazione della dimora ertana più antica. L’entrata principale infatti dava sulla cucina, nella quale era installata la busa dal fèuc, la buca in cui venia acceso il fuoco per uso domestico. Presente in tutte le cucine e larga al massimo un metro quadrato o poco più, era ribassata di quindici centimetri rispetto al livello della pavimentazione in modo da isolarla dal resto del locale.
Prima dell’avvento delle tegole non si poteva lasciare scappare il fumo verso l’alto a causa della presenza di tetti in paglia che si sarebbero potuti incendiare, così le finestrelle orizzontali funzionavano da vero e proprio camino permettendo al fumo di uscire.
Raramente il fuoco veniva manutenuto a fiamma alta. La cucina era piccola e le camere non venivano riscaldate per risparmiare legna. Perciò nella busa dal fèuc si lasciavano le braci permettendo alla legna di bruciare lentamente. Alla sera le braci venivano coperte di cenere e ravvivate nuovamente la mattina.
Quando non era presente la finestrella orizzontale la porta d’entrata era divisa a metà. La parte superiore veniva lasciata aperta mentre quella inferiore rimaneva chiusa. Questo consentiva al fumo di uscire contrastando allo stesso tempo l’aria fredda che entrava dall’esterno.
In altre case invece si possono trovare dei fori quadrati aventi la stessa funzione.
Alcuni giorni l’anno si lasciava il fumo invadere il piano terra affinché agisse da anti-tarlo naturale. Esso riempiva le intercapedini dei legni e delle pietre, soffocando parassiti e insetti.
Le finestrelle triangolari.
Si può capire quali sono le case più antiche di Erto anche attraverso l’individuazione di piccole finestre triangolari ricavate nelle pareti. I muri, essendo spessi e composti da sassi irregolari incastrati, non consentivano la realizzazione di ampie finestre. Non solo. Le finestrelle triangolari fungevano anche da arco estremamente acuto, capace di scaricare il peso delle pareti. Con l’impiego successivo di pietre ben squadrate e regolari e leganti quali malte e/o cementi, si sono potute realizzare aperture rettangolari più grandi in muri più sottili e resistenti.
Le scale esterne.
Imbattendosi in case con scala esterna a Erto, ci si troverà davanti agli esempi di casa ertana meglio conservati. Le case originali di Erto erano infatti formate da due aree indipendenti: la cucina (al pianterreno e unico luogo in cui veniva acceso il fuoco) e le camere da letto.
Per accedere alle altre stanze si doveva percorrere delle scalinate esterne. Questo tipo di organizzazione nasceva da necessità di risparmio energetico.
Le camere da letto venivano utilizzate durante la stagione calda perché non erano mai riscaldate. Gli ertani, in inverno, passavano la notte nei fienili o nelle stalle che, grazie alla presenza del fieno, degli animali e di persone radunate assieme offrivano temperature miti con un notevole risparmio di legname.
Gli stipiti.
Gli stipiti (érte) più antichi erano costruiti in legno. Alla fine dell’800 e verso gli inizi del ‘900 a Erto si preferì usare la pietra. Negli anni più recenti invece si è passati all’uso stampi in cemento che simulano la pietra locale. Anche se quasi tutte le case che formano il centro storico di Erto hanno subìto rimaneggiamenti in epoche diverse, basarsi sull’osservazione degli stipiti di porte e finestre è un ottimo metodo per stabilire se si tratta di un’abitazione fra le più antiche oppure no.
Quelli ben delineati o finemente decorati erano segno di maggior benessere economico (il committente poteva pagare un abile artigiano) o di maggior abilità costruttiva.
I Portici.
In passato l’entrata della maggior parte delle case di Erto era un portico. Quasi nessuno però è rimasto intatto. Quando incontrerete una abitazione con portico significa che state osservando uno dei pochi esempi di casa che ha mantenuto il suo aspetto originario. La sua datazione è da considerarsi fra le più antiche e la sua struttura, nonostante i rimaneggiamenti, fra le più originali.
Quasi la totalità dei portici venne trasformata in nuovi locali ed è per questo che ne rimangono pochi esempi.
È possibile su alcune pareti intravvedere l’antico segno del porticato ormai murato, una linea ad U rovesciata che suggerisce la forma precedente dell’abitazione.
Cancelli in ferro.
Molto più raramente invece ci si imbatteva in case con cortile chiuso una cancellata in ferro battuto. Tipologia molto rara perché richiedeva la lavorazione del ferro da parte del fabbro del paese.
Il Larìn.
Il larìn era il caratteristico focolare delle case di montagna, costruito nella stanza principale e circondato da panche in cirmolo. Rappresentava il fulcro della vita domestica, intorno al quale la famiglia si riuniva, soprattutto alla sera, al termine della giornata lavorativa.
Era in pietra e alto circa trenta-quaranta centimetri, sovrastato dalla cappa (màpa o nàpa) al cui centro scendeva la catena dove si appendeva il paiolo (scialdhrùth).
Sul larìn si trovava il bràndol, in ferro battuto, per sostenere i ceppi e gli attrezzi del focolare: la pinza (moléta), il soffione (sofìadèur) e la paletta (paléta).
Su di esso si cucinavano tutti i cibi, mentre sotto la cappa, su apposite assicelle in legno (secaròle) venivano lasciati ad affumicare ricotte e carni.
Ancora oggi, in alcune case di Erto, se ne possono trovare esemplari intatti.
La Somàssa.
La somàssa era un rudimentale ma ingegnoso sistema anti-incendio. Si trattava di uno speciale solaio che divideva il pianterreno dal primo piano e che veniva realizzato a strati. Il primo era composto da travi. Il secondo invece era composto da assi sottili. I due livelli formavano un’intercapedine interna che veniva riempita di sabbia prima e da lastre di pietra fini in seguito. Queste ultime venivano infine rivestite per creare la pavimentazione del primo piano della casa.
In caso di incendio in cucina (luogo dove era installata la busa dal fèuc), le travi, bruciando, avrebbero fatto collassare il soffitto facendo precipitare la sabbia e le lastre di pietra della somàssa sopra il fuoco, rallentandolo o soffocandolo del tutto.